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Christopher Mondongo allo Skill Poker Master Bratislava: 'Boxe e poker, quante analogie, ma al tavolo mi piace studiare e non aggredire'



Dal Ring al tavolo da poker, le due discipline sono diversissime ma spesso i colpi, che si danno e si prendono, e il mindset e la strategia possono essere gli stessi. Così come l’adrenalina che, specie ad un ex atleta professionista, nonché, campione italiano di boxe, serve ogni tanto perché l’ambizione e la competizione gli saranno rimaste nel sangue. Se vi diciamo che stiamo parlando di un player che ha fatto due itm allo Skill Poker Master e che ha iniziato a giocare al Cotton Club e ora gioca al Mad quando ha del tempo libero, probabilmente avete capito a quale nome risponde questo identikit. 

Lui è Christopher Mondongo e sarà a Bratislava, dal 2 all’8 luglio al Card Casino, per la quarta edizione del format live itinerante di Poker Skill Events da 500mila euro garantiti in palio solo per il Main Event. “Sarò in Slovacchia per il weekend per giocare gli ultimi flight di qualificazione - esordisce Christopher - tra famiglia e lavoro non è facile partire per giocare in trasferta ma agli eventi di Maurizio (Giuseppucci, uno dei tre manager Poker Skill Events, Ndr) cerco di non mancare mai sia per la qualità dell’organizzazione che conosco bene, e per la struttura molto bella e giocabile. Inoltre prendersi alcuni giorni liberi, giocare e incontrare amici che saranno lì è un plus importante. C’è anche la curiosità di visitare una città nuova, Bratislava. Non sono mai stato.”

Per chi ancora non sapesse la sua storia, andiamo a ripercorrerla insieme andando a vedere come la grande passione per la boxe ad un certo momento si è intrecciata con quella del poker al netto che la prima disciplina l’ha praticata a livello professionistico: “Sono stato campione italiano di boxe nella categoria ‘peso piuma’ nel 2021 - spiega il boxeur pokerista - ero professionista e mi allenavo sei giorni su sette a settimana con due giorni in doppia seduta. Dopo il titolo ho continuato ad allenarmi ma quando è nato mio figlio ho lasciato l’agonismo perché la boxe è uno sport cui devi dedicarti al 100 percento e fino in fondo per ottenere risultati importanti. E in Italia a certi livelli non è una disciplina che ti rende ricco e ti fa vivere. Io avevo i miei sponsor ma anche una mia attività e, proprio in quel periodo ne ho aperta una seconda con la mia compagna (abbiamo due negozi di barbieri e uno dove facciamo anche i tattoo) per cui il tempo era ormai finito. Così piano piano mi sono avvicinato al poker dove ritrovavo quell’agonismo che ero abituato a mettere nella competizione. Ho iniziato tanti anni fa e solo per passione.”

Poi, lasciata la boxe, un level up: “A me piace fare le cose bene anche se rimane un divertimento, amo giocare nel modo giusto e senza improvvisare. Per questo mi sono fatto coachare da un bravissimo cash gamer e mi sono dedicato di più al poker riuscendo ad acquisire maggiore consapevolezza in quel che facevo.”

Ho intervistato tanti atleti tra cui anche qualche boxeur, cosa ne pensi del poker e del pugilato se li dovessi comparare? Ci sono analogie tra le due discipline? “In tutti e due gli sport ci vuole disciplina, dedizione, concentrazione perché senza lo studio non si possono raggiungere grandi livelli come nello sport se non ti alleni abbastanza. Per me nel poker l’importante andare a fare risultato, poi dipende dalle varianza e dalle carte. Nella boxe esiste tanta strategia. Tu sai con chi devi combattere e devi preparare il match e studi l’avversario e metti in atto gli allenamenti e la strategia per portare a casa il match. Nel poker è lo stesso. Serve tanta strategia specie nelle fasi avanzate dove devi capire bene il gioco degli avversari.”

Una curiosità, i tell esistono nella boxe? “No, ti rispondo in maniera netta - spiega l’ex campione italiano - tuttavia la fase di studio e di preparazione del match è fondamentale per capire i difetti nella boxe dell’avversario, nei movimenti ad esempio. Se l’avversario ha dei lati scoperti, quando porta il colpo col destro lascia spazio a sinistra. I tell sono difficili da cogliere anche per la velocità dell’action sul Ring rispetto al poker dove si può osservare da fermi e per molto più tempo chi si ha di fronte.”

Il mindest, però, serve eccome: “Questo sì, è un punto in comune molto forte. Non a caso sfrutto molto il mio mindset acquisito nello sport riflettendolo al tavolo da gioco dove cerco di rimanere sempre lucido e concentrato. Nel poker può succedere di perdere un colpo, di subire uno scoppio, un’affumicata, ma come quando perdi un round non succede nulla, devi andare avanti. Nuova mano, nuovo colpo, riassorbi e riparti concentrato più di prima. Anche perché i match sono lunghi, come le partite da poker e, se lo stack ci permette di recuperare, come detto, dobbiamo rimanere lucidi”, prosegue Mondongo. 




Detto questo, che giocatore sei, come ti definiresti: “Non saprei inquadrarmi in una specifica tipologia, preferisco adattarmi all’avversario e quando sono al tavolo capire chi ho davanti in base a come gioca, agli showdown, in base a cosa gira. Di sicuro sono abbastanza riflessivo, non devo aggredire la partita a differenza di quanto, invece, succede sul ring, ovviamente”. 

Torniamo allo Skill Poker Master, due cash finora, sembra che ti trovi bene: “Sì, come ti dicevo la struttura è sempre molto giocabile e ben si sposa con le mie caratteristiche - prosegue Christopher - posso valutare bene le situazioni e sfruttare le fasi iniziali. Ho centrato due itm e spero, mi auguro, di continuare così e di fare anche meglio”. Lo invitiamo a fare i debiti scongiuri, sempre che sia scaramantico. 

Avrai anche un sogno pokeristico che coltivi da quando giochi? “Con tutti gli impegni che ho e con la famiglia è dura ma vorrei andare a giocare le World Series of Poker a Las Vegas, qualche evento valevole per il braccialetto - vicino alla cintura ci starebbe bene - un sogno più ‘vicino’ (anche geograficamente parlando, Ndr) sarebbe l’European Poker Tour e lì spero di andare molto prima perché più fattibile forse.”



Chiudiamo parlando degli amici e dei colleghi. Quali sono i player che hai sempre stimato, coi quali sei cresciuto, sia a livello nazionale che internazionale? “A Roma sono cresciuto al Cotton guardando giocare player del calibro di Andrea Dato, Jackson Genovesi e Stefano Fiore, quando ero ragazzino erano più grandi di me e li vedevo con stima e ammirazione. Quando c’era Pokeritalia24 ero rapito da Phil Ivey ma, tornando a Roma e guardando a livello mondiale, quello che ammiravamo più di tutti ed incarnava i nostri sogni e le nostri ambizioni era Dario Minieri. Nonostante io sia della Lazio vederlo con la sciarpa della Roma era bellissimo, è stato un pioniere. Adesso continuo a stimare Phil Ivey e il field italiano è sempre più forte a partire da Dario Sammartino e Mustapha Kanit, ma siamo davvero in bella compagnia”, ha concluso Christopher Mondongo. In guardia, allora, se lo incontrerete ai tavoli di Spm Bratislava. 




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